Il futuro del caffè nell’era EUDR: tra tracciabilità, sostenibilità e nuove responsabilità

Di Fabio Verona


Il nuovo Regolamento UE contro la deforestazione (EUDR) cambia le regole per il caffè: tracciabilità a livello di appezzamento, classificazione dei Paesi a rischio e responsabilità condivise lungo tutta la filiera. Cosa devono sapere torrefazioni e commercianti.

Cos’è l’EUDR e perché riguarda il caffè


L’EU Deforestation Regulation (Reg. UE 2023/1115) vieta l’immissione e l’export nell’UE di prodotti collegati a deforestazione o degrado forestale dopo il 31 dicembre 2020. Tra le sette materie prime coperte figura anche il caffè, insieme a bovini, cacao, legno, olio di palma, soia e gomma naturale.

Nell’allegato 1 del regolamento il caffè e I suoi derivati sono così descritti:

Coffee0901 Coffee, whether or not roasted or decaffeinated; coffee husks and skins; coffee substitutes containing coffee in any proportion


Questa definizione include ogni tipo, forma e utilizzo del caffè, sia in purezza che quale ingrediente complementare.


Il tempo per prepararsi è poco. Ecco le azioni chiave


I crudisti, gli importatori e le torrefazioni che fanno approvvigionamenti diretti dai paesi produttori devono avviare progetti di tracciabilità geospaziale con i fornitori, e preparare le prime dichiarazioni di dovuta diligenza.

Le azioni chiave da intrapredere sono:

  1. Mappatura della supply chain fino all’appezzamento, con dati geospaziali e prove documentali.
  2. Verifica temporale: esclusione dei lotti prodotti su terreni deforestati dopo il 2020 (questa forse la sfida più ardua da documentare)
  3. Segmentazione per rischio Paese, in base alla classificazione UE.
  4. Preparazione della Dichiarazione di Dovuta Diligenza (DDS) tramite il sistema informatico europeo.
  5. Gestione delle non conformità: separazione dei flussi e divieto di miscelare lotti tracciati con origini non verificate.

L’applicazione è già stata prorogata di 12 mesi, ed ora è prevista dal 30 dicembre 2025 per grandi operatori e dal 30 giugno 2026 per micro e piccole imprese.

Classificazione dei Paesi: come funziona il benchmarking EUDR

La Commissione europea ha pubblicato la prima Country Classification List (22 maggio 2025), che divide i Paesi in tre categorie: basso, standard e alto rischio. La categoria incide sul livello dei possibili controlli da parte delle autorità:

  • 1% degli operatori e delle quantità per Paesi a basso rischio.
  • 3% per quelli a rischio standard.
  • 9% per quelli ad alto rischio.

Questa metodologia è stata contestata dal Parlamento europeo con una risoluzione del 9 luglio 2025, che ne chiede la revisione. Tuttavia la lista è valida e vincolante fino a nuova decisione.

Ma quali sono i paesi più a rischio di deforestazione, secondo la tabella UE?

Ecco la fotografia aggiornata dei principali Paesi esportatori di caffè e la loro categoria secondo la lista ufficiale UE (22/05/2025):

  • Vietnam – Basso rischio
  • India – Basso rischio
  • Kenya – Basso rischio
  • Ruanda – Basso rischio
  • Ghana – Basso rischio
  • Papua Nuova Guinea – Basso rischio
  • Brasile – Standard
  • Colombia – Standard
  • Etiopia – Standard
  • Indonesia – Standard
  • Messico – Standard
  • Perù – Standard
  • Guatemala – Standard
  • Honduras – Standard
  • Nicaragua – Standard
  • Uganda – Standard
  • Tanzania – Standard
  • Costa d’Avorio – Standard
  • Camerun – Standard
  • Myanmar – Alto rischio

Per chi fosse interessato a questo link può trovare il documento con la lista completa https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=OJ:L_202501093&qid=1747992711114

Impatti concreti per il settore del caffè

Origini a basso rischio

Gli importatori che acquistano da Paesi come Vietnam, India o Kenya beneficeranno di due diligence semplificata e minori controlli. Questo può tradursi in un vantaggio competitivo sul mercato europeo.

Origini a rischio standard

Brasile, Colombia ed Etiopia – tra i principali fornitori del mercato UE – richiederanno procedure ordinarie e rafforzate. Qui gli investimenti in tecnologie di tracciabilità e certificazioni diventeranno imprescindibili.

Origini ad alto rischio

Paesi come Myanmar comporteranno maggiore onere amministrativo e reputazionale, con controlli intensivi (almeno 9% degli operatori e delle quantità). Le torrefazioni dovranno valutare attentamente costi e benefici.

Viene facile pensare che l’acquisto di materie prime dai paesi a basso rischio sia meno impegnativo sia in termini di costi che di burocrazia.

Oltre la conformità: il valore sociale e ambientale del caffè tracciato

Ma l’EUDR non è solo burocrazia. È un’opportunità per costruire nuove catene del valore trasparenti, riducendo il rischio di legami con deforestazione, sfruttamento del lavoro e violazioni ambientali.

Un caffè certificato conforme diventa sinonimo di responsabilità sociale ed ambientale.

Non spaventiamo nessuno

Il regolamente è abbastanza chiaro, e non definisce il torrefattore un soggetto primario, quindi obbligato a DDS, ma secondario, il quale ha il solo dovere di richiedere e verificare che l’importatore (con sede in UE) dal quale lui ha acquistato il caffè crudo, abbia dovutamente e correttamente redatto il DDS.

Ovviamente questa facilitazione viene meno nel momento il cui l’azienda acquisti direttamente il caffè dal paese produttore, o da un importatore che non abbia sede in UE.

Responsabilità dei commercianti a valle: oltre la legge

Non solo importatori e torrefazioni: anche I commercianti a valle (GdO, settore Ho.Re.Ca., aziende di trasformazione) hanno un ruolo cruciale nella filiera.

Queste attività dovranno privilegiare fornitori con caffè certificati e garantiti, e far diventare questo processo virtuoso attraverso piccoli gesti quotidiani:

  • Trasparenza verso i consumatori: formare lo staff, aggiornare le comunicazioni al cliente, raccontare l’origine e la sostenibilità del caffè… non è marketing, ma un dovere verso chi sceglie consapevolmente.
  • Educazione del mercato: spiegare perché un caffè tracciato costa di più significa contribuire a un cambiamento culturale.
  • Responsabilità sociale: privilegiare fornitori con sistemi di tracciabilità già attivi, che rispettano i diritti dei lavoratori agricoli e le comunità locali.
  • Impatto ambientale: ogni acquisto da origini sostenibili contribuisce a ridurre la pressione sulle foreste tropicali e a garantire un futuro alle nuove generazioni.
  • Reputazione: il rischio più grande per un commerciante non è la sanzione, ma la perdita di fiducia dei clienti.

In questo senso, il downstream operator non è solo un attore commerciale: è un ambasciatore della sostenibilità e custode del patto di fiducia tra filiera e consumatore.

Chi inizia ora sarà pronto non solo a rispettare l’EUDR, ma a costruire un vantaggio competitivo fondato sulla fiducia e sulla sostenibilità.

Per chi volesse maggiori informazioni, qui potete scaricare il file con le FAQ, in Italiano, un modo sintetico e semplice per comprendere maggiormente l’EUDR

https://www.masaf.gov.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/21552#:~:text=Traduzione%2C%20non%20ufficiale%2C%20in%20lingua%20italiana%20(1.45%20MB)

e qui il documento di orientamento all’EUDR aggiornato al 12/8/2025

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